mercoledì 15 luglio 2015

Seconda puntata

- Scarpa-cioccolato -



- Allora sente che sia un uomo conosciuto però non sa proprio chi.

- Certo. È come nei sogni, che a volte non si può vedere bene il viso oppure si dimentica quando uno si sveglia. Inoltre nell’attico io non sono io, cioè, sono io, però diversa. Ho i capelli più lunghi, sono più magra e ho le tette più grandi. E, la cosa più importante, lì non ho il controllo di me stessa.

- Non ha il controllo ciononostante dice di essere felice là.

- Certo

- Ricorda che ci sia qualche oggetto che possa identificare come Suo?

- Mi lasci pensare... Sul comodino c’è un taccuino. È mio. A volte scrivo quando lui non c’è.

- Nient’altro?

- Ci sono degli altoparlanti per poter ascoltare la musica dal cellulare

- Quindi, un taccuino, il cellulare, gli altoparlanti... E di lui, cosa c’è?

- C’è un pettine. Un pettine marrone. Non se ne va mai senza esserci pettinato. E c’è anche una scatola di cioccolatini, che mi ha portato una delle prime volte però io gli ho detto “sono intollerante al lattosio” e mi ha detto “certo, lo sapevo, però mi ero dimenticato. Mi dispiace”. Pareva così triste, triste per avermi deluso. Però io ho detto “sono ottimi per giocare a scarpa-cioccolato”. E mi ha guardato sorridendo e capendo che infatti ero così pazza come temeva. Ed io ho cominciato a gettargli cioccolatini con la suola della scarpa come se fosse una racchetta. Mentre lui si avvicinava a me fino a far toccare le nostre pelli ed i nostri capelli ed le nostre labbra, fino a scordare i cioccolatini e tutto il resto.

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