giovedì 30 luglio 2015

Quinta puntata

-Il muro-


Prima parte 

- Ci sono stata ieri... Ma non ho avuto il controllo. Mangiavamo delle ciliegie a letto. Io tentavo di fare nodi come Audrey...
- Twin Peaks. Molto adatto.
- Cosa vuole dire?
- Beh, è ovvio che la Sua storia potrebbe essere stata scritta da David Lynch...
- Allora questo è il suo compito... Convincermi... Farmi credere che abbia visto troppi film, che mi sia inventata tutto perché ho una vita noiosa. Crede che io sia scema.
- Io voglio solo aiutarLa.
- Ho trovato la panetteria che vidi per la finestra. E non è in vendita. Infatti è stata appena aperta. E la porta del palazzo di fronte è murata. Però non dirò dov’è. Non dirò nient’altro se non mi spiega che cazzo mi sta succedendo. Credo che Lei sappia qualcosa... Ma che fa? Non mi spingere!
- L’ho portata nel corridoio perché penso che ci possano essere microfoni nello studio
- Lo sapevo!

Seconda parte

- Lunedì siano entrati nello studio e hanno preso la Sua cartella clinica. Solo la Sua.
- E le note che ha preso in queste 16 sedute?
- Per fortuna non erano qua… Il Suo è un caso unico... Perciò me le sono portate a casa... Fantasticavo con l’idea di scrivere un libro.
- Ottimo. Non posso dire che mi sorprenda… E come mai pensa che possano esserci microfoni?
- Da quando sono entrati i ladri, ascolto rumori,  interferenze...
- Come faccio a fidarmi di Lei?
- Dicami una cosa… chi sa quello dell'attico? Chi sa che venga qua?
- Soltanto una persona. La mia miglior amica. Carmen.
- Allora dovrebbe parlare con lei.
- Parliamo un paio di volte alla settimana via e-mail. Sono già due anni che non ci vediamo. Lei vive a Madrid. L’ho conosciuta quando sono andata a studiare un semestre lì. Ci sono ritornata parecchie volte. Non abbiamo mai smesso di scriverci. Neanche una settimana. Lo sa tutto di me. Minchia…!
- Cosa succede?
- L’ultima volta che ci sono andata... ho comprato il vestito... Quello della chiave… Lei era con me. E quando l’ho conosciuta lei studiava biochimica, biomedicina o qualcosa del genere... 
- Ora sa dove cercare risposte, Chiara.


CONTINUA

giovedì 23 luglio 2015

Quarta puntata

- La finestra -


- Cosa Le è successo?

- Cinque punti di sutura sul palmo della mano

- Mi dispiace... E... questa settimana è stata nell’attico?

- Prima faceva almeno finta di preoccuparsi della mia vita in genere… Per fortuna la storia è la stessa... Voglio dire, quella della mano e quella dell’attico... Due giorni fa, stavo preparando un’insalata quando all’improvviso sono apparsa nell’attico. Eravamo in piedi, facevamo sesso. Poi ci siamo sdraiati sul letto. Lui accarezzava le mie labbra, ci guardavamo negli occhi. E poi lui si è alzato per andare alla doccia. Io sono rimasta sdraiata guardando il soffitto, felice, serena. E poi, per la prima volta, ho avuto il controllo.

- Cosa dice?

- Ho avuto il controllo. Ho avuto il controllo per 5 o 7 secondi. Sentivo l’acqua dalla doccia, mi sono alzata e ho guardato attraverso la finestra. La luce mi accecava ma ho potuto vedere una panetteria... Con un cartello che diceva 'vendesi'. Non ho potuto fare nient’altro... Sono ritornata in cucina. Avevo la mano piena di sangue. Temo che quelli secondi che sono stata cosciente là, qua non abbia funzionato “il modo automatico”.

- Deve essersi spaventata…

- Molto. Ho pensato a cosa sarebbe successo se fossero stati minuti... Se io fossi stata in strada, nella macchina o nella scuola ...  Sì, naturalmente, mi sono spaventata. Non sapevo nemmeno come spiegare a Paolo quello che era successo.

- Si riferisce al suo ex compagno... era a casa con Lei?

- Non è facile. A volte vorrei essere nell’attico... Ma non funziona così. Non posso decidere quando andarci. E quando finalmente ci vado, poi ritorno qua e mi sento così sola... E... a volte lo chiamo. Ho bisogno di qualcosa di reale a cui aggrapparmi per non impazzire... Da quando sono tornata dall'ospedale, di cucire la ferita, non sono uscita di casa. Non sono andata al lavoro. Ho paura che mi accada di fronte ai bambini. Voglio andare con lui ... Ma ho terrore di quello che possa succedere al mio corpo quando sia lì. Mi deve aiutare. Mi deve aiutare a controllarlo.

lunedì 20 luglio 2015

Terza puntata

- La chiave -


- Si accomodi.

- È successa una cosa importante. Ieri sono stata nell’attico. Lui ero diverso. Non aveva la barba.

- Però... non sa ancora com’è il suo viso...

- Questo non c’entra niente.

- Le piaceva di più con la barba...

- Non è questo il punto. Non capisce nulla. Il punto è che con questo cambiamento mi sono accorta che ha una vita fuori dall'attico. Ormai è ovvio pensare che io sia l’amante... È la spiegazione più logica. Non so come possa vivere così ed essere felice, però lo sono. Là lo sono. Molto molto felice.

- Tuttavia non è proprio Lei, quella dell’attico... Non se ne scordi.

- Non so mica cosa pensare. Sento che sono io. Comunque... Come Le diceva, ho finto che non me ne fregava niente. Però lui se n'è accorto... Mi conosce bene. Si è chiuso in bagno e quando è uscito aveva una barba... Una barba che si era dipinto con la mia matita per gli occhi. Mi ha fatto ridere. Ridiamo sempre tanto... E poi abbiamo fatto l’amore.

- È la prima volta che usa l'espressione “fare l'amore”, capisco che Lei abbia detto che era una cosa importante...

- Non l'ho detto per questa ragione... Adesso arriva la cosa veramente importante. Il vestito che indossavo ieri nell’attico... l’ho riconosciuto... Me lo sono comprato quasi due anni fa... E non me lo sono messo mai. L’ho cercato e infatti era nell’armadio, ancora con l’etichetta.

- Beh... Forse Lei usa quello che conosce per creare quel mondo...

- Ascolti, quel vestito ha una tasca. Ed in quella tasca ho trovato questa chiave. Una chiave che non avevo visto mai.

mercoledì 15 luglio 2015

Seconda puntata

- Scarpa-cioccolato -



- Allora sente che sia un uomo conosciuto però non sa proprio chi.

- Certo. È come nei sogni, che a volte non si può vedere bene il viso oppure si dimentica quando uno si sveglia. Inoltre nell’attico io non sono io, cioè, sono io, però diversa. Ho i capelli più lunghi, sono più magra e ho le tette più grandi. E, la cosa più importante, lì non ho il controllo di me stessa.

- Non ha il controllo ciononostante dice di essere felice là.

- Certo

- Ricorda che ci sia qualche oggetto che possa identificare come Suo?

- Mi lasci pensare... Sul comodino c’è un taccuino. È mio. A volte scrivo quando lui non c’è.

- Nient’altro?

- Ci sono degli altoparlanti per poter ascoltare la musica dal cellulare

- Quindi, un taccuino, il cellulare, gli altoparlanti... E di lui, cosa c’è?

- C’è un pettine. Un pettine marrone. Non se ne va mai senza esserci pettinato. E c’è anche una scatola di cioccolatini, che mi ha portato una delle prime volte però io gli ho detto “sono intollerante al lattosio” e mi ha detto “certo, lo sapevo, però mi ero dimenticato. Mi dispiace”. Pareva così triste, triste per avermi deluso. Però io ho detto “sono ottimi per giocare a scarpa-cioccolato”. E mi ha guardato sorridendo e capendo che infatti ero così pazza come temeva. Ed io ho cominciato a gettargli cioccolatini con la suola della scarpa come se fosse una racchetta. Mentre lui si avvicinava a me fino a far toccare le nostre pelli ed i nostri capelli ed le nostre labbra, fino a scordare i cioccolatini e tutto il resto.

domenica 12 luglio 2015

Prima puntata

- L'attico -



- All’inizio mi pareva fosse una stanza di un albergo. Una bella stanza. Con delle tende rosse. Ora invece penso che sia un appartamento. Un attico. Con almeno una parete rossa... C’è una poltrona in tessuto stampato. E, naturalmente, un letto grande con tanti cuscini... C'è anche un piccolo frigo dove abbiamo acqua e vino bianco... Sì! È un attico. Ne sono convinta.

- Quando è stata l’ultima volta che c’è "andata"?

- Proprio questa mattina. Facevo la spesa ed all’improvviso ero là. Aspettandolo.

- Non è la prima volta che lo aspetta... Come si sente?

- Non mi preoccupa. Infatti quando è finalmente arrivato ho scherzato un po’. Gli ho detto “oggi non ci sarà tempo per parlare” e mi ha detto “non sai quanto mi faccia impazzire!”. Ed io ho detto “vieni a letto che ho fame di te”. E si è tolto le scarpe ed è venuto subito. Mi ha morso il labbro inferiore. Anche lui aveva fame di me...

- E quando è "ritornata qua"... tutto era a posto?

- Sì, come al solito. Ero a casa, in cucina, con i sacchetti della spesa... Con tutto quello che dovevo comprare. È come essere stata in modo automatico... Però mi preoccupa, mi continua a preoccupare. Non se ne scordi, é per questo che ho deciso di venire a parlare con Lei.

- Bene. Continuiamo la prossima settimana.